Colpe o responsabilità?, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”» (Lc 13, 1-9).
3.3.2013: E’ così facile e così comodo pensare che alcune disgrazie succedono perché qualcuno ha sbagliato così tanto da meritare una punizione. Questo modo di ragionare non è mai piaciuto a Gesù. Oltre a questa pagina ricordiamo anche quella del cieco nato: Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio... » (Gv 9, 1-3). Potremmo dire che Gesù affronta disagi, malattie e disgrazie non per colpevolizzare ma per evidenziare responsabilità.
Alcuni eventi succedono per svariati motivi (fisici, naturali, responsabilità altrui e spesso non note). San Tommaso ricordava che detrarre autonomia alle cause seconde significa offendere la causa prima. Ciò significa che gli eventi non accadono perché la causa prima, cioè Dio, li ha voluti e determinati ma perché appartengono all’autonomia della natura e delle persone. I temporali e le alluvioni avvengono per leggi e forze della natura, i ponti cadono per forze naturali o irresponsabilità di chi li ha costruiti male e così via. Quindi non offendiamo la causa prima e prendiamoci le nostre responsabilità. A iniziare dalla prima responsabilità indicata da Gesù: cambiare vita e portare frutti secondo il suo volere. In altri termini non siamo responsabili del mondo, ma della nostra vita; non governiamo i processi globali e universali ma la nostra esistenza. E in essa dobbiamo portare frutti secondo il volere del buon Dio.
Gesù parla anche del perire di alcuni e dell’essere tagliati per altri. Ritorna il Dio cattivo e punitivo? No. Si tratta ancora di responsabilità. Se non portiamo frutti ci assumiamo le responsabilità relative: diventare sterili, essere tagliati perché sterili e sterili per nostra scelta. Dice Gesù: Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano (Gv 15, 3-5).
Tutto questo scenario potrebbe un po’ spaventarci. Eppure quando Gesù ci richiama alla responsabilità lo fa solo per ricordarci ciò che siamo, in Lui e mai senza di Lui. Siamo operai a cui è stato affidato un incarico, dati dei talenti. Gesù è al nostro fianco per aiutarci a portare frutti, non per condannarci o punirci. E’ la vite, noi siamo i tralci. Siamo ricchi di frutti solo in Lui e per Lui.
Rocco D’Ambrosio