Cercare sempre, di Rocco D'Ambrosio
Il vangelo odierno: La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome (Gv 20, 19-31).
23 aprile 2017. Riflettiamo un attimo sulla conclusione del brano: “Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro”. Se fossimo stati contemporanei di Gesù e autori di un Vangelo, forse (io certamente si), avremmo scritto molto di più. Invece il Vangelo è così sintetico e preciso. E’ ovvio che ‘l’interesse degli evangelisti non è la cronaca, né il reportage, ma… “questi segni sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.
In un mondo dove le parole si sprecano è un po’ difficile accettare l’essenzialità e la brevità del Vangelo. Le parole si sprecano e, di conseguenza, hanno perso significato e per questo abbiamo bisogno di “toccare con mano”, "provare praticamente” per convincerci della verità di un evento. Siamo certamente come Tommaso. Gesù ritorna ad apparire per lui, Tommaso, l'incredulo, colui che otto giorni prima aveva detto: “se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. E gli dice di toccarlo, nei segni più autentici ed emblematici del suo patire: le mani e il costato. Per questo Tommaso afferma: “mio Signore e mio Dio”.
In questo cammino Tommaso ci insegna che è legittimo dubitare, ma anche doveroso chiedere, ricercare, anelare a vedere il buon Dio. Agostino ci ricorda che il dubbio di Tommaso è stato causa di una importante beatitudine: “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” Ossia beati noi.
Ma questa beatitudine non ci toglie la fatica di ricercare, di dare e ridare significato alle parole, di scrutare i segni dei tempi, di scorgere la presenza di Dio nelle piccole come nelle grandi manifestazioni. La storia sacra mostra bene quanto sia facile perdere il buon Dio per ben poco, dopo averlo trovato con tanta fatica. Allora, se dovesse succedere, dobbiamo ritornare all'essenzialità dei Vangeli, alla loro sintesi. Dobbiamo accontentarci di quel "poco" che è scritto, perché esso certamente ci porta a Dio.
Ha scritto Carlo Maria Martini: "La Parola di Dio incrocia la vita dell'uomo, secondo un complesso movimento che và dalla vita alla Parola e dalla Parola ritorna alla vita. L’uomo accede alla Bibbia portando con sé la dignità e il peso della propria libertà, delle irrequiete ricerche, delle involuzioni spirituali, dei fremiti di coraggio e di speranza, delle conquiste effettive ma precarie nei vari settori dell’esperienza umana".
Rocco D'Ambrosio