Attivi o contemplativi?, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10, 38-42).
21.7.2013. Non penso che ci voglia molta fantasia per immaginare situazioni in cui ci meritiamo pienamente il rimprovero di Gesù: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose. Le critiche sulla nostra società che privilegia l'avere all'essere, o il fare al contemplare sono fin troppo ovvie e scontate, qualche volta anche retoriche. Lasciamo stare questo tipo di critiche e concentriamoci sulle persone, ovvero su noi stessi. Marta non era nel torto, anzi la sua era un'accoglienza concreta e operosa. Ma forse era troppo: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, dice Gesù. Credo che il rimprovero fosse rivolto a quel affannarsi e agitarsi per molte cose. Credo che Marta, come un po' tutti noi, abbia un problema di misura. Quello della misura non è solo un tema della Grecia classica, ma anche biblico. Affannarsi e agitarsi, nella vita, credo sia abbastanza comune. Ma dobbiamo darci una misura.
Il brano evangelico ci aiuta a ridefinire la misura, quasi a ricalibrarla tenendo fede ad alcuni principi etici. Anche se li conosciamo bene, elencarli aiuta a compiere una verifica onesta ed efficace.
- L'ospitalità è sacra; tante cose sono sacre nella vita, ma lo sono solo e se orientate alle persone, prima di tutto ai prossimi, amici, parenti, colleghi e così via. Le persone prima di tutto, altrimenti stiamo battendo l'aria e dicendo tante di quelle chiacchiere per giustificare il nostro affannarci e agitarci.
- Ma tra le persone... Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta, dice Gesù. E qual'è? Verrebbe spontaneo chiedere a nostro Signore. E' l'ascoltarlo lasciando perdere tutto, compresa Marta, le faccende domestiche, il contesto e via dicendo? Sembrerebbe di si. Infatti leggiamo: Marta aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Eppure sono convinto che una lettura superficiale di questo passo, come una risposta frettolosa alla nostra domanda ci porterebbe a una sciocca contrapposizione: Maria rappresenta le contemplative, che stanno dalla parte migliore che non si perde mai; Marta rappresenta le attive, a rischio di affanno e agitazione continui. E' così troppo semplice?
Scrive Agostino: L’amore della verità cerca un religioso disimpegno, l'obbligo della carità accetta un onesto impegno. L'intuizione del saggio filosofo ci fa uscire da una sterile opposizione tra il modello Maria e il modello Marta. Noi siamo, molto spesso, ambedue sia Marta che Maria. In altri termini, come insegna Agostino, realizziamo un disimpegno, rispetto ai tanti problemi, perché vogliamo stare da soli, vogliamo meditare, riprendere alcuni fili interiori. Altre volte non abbiamo tempo per noi stessi e siamo così assorbiti in attività pratiche. Dobbiamo fare questo con misura. E chi ci fornisce la misura? E‘ ancora Agostino a darci una risposta: non si deve essere dediti alla contemplazione al punto che non si pensi al bene del prossimo, né così attivi che non si attui l’ascolto di ciò che Dio dice.
Rocco D'Ambrosio