Il tocco del Cristo, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». (Mc 7, 31-37).
C’è molta fisicità nel brano odierno dell’evangelista Marco. Sembra quasi che tutti i sensi siano coinvolti nel miracolo che Gesù opera. Si pensi ai verbi usati: portare, imporre le mani, toccare gli orecchi e la lingua con la saliva, guardare, sospirare, sciogliere il nodo della lingua, parlare. Sembra che a Gesù interessi non solo compiere il miracolo ma anche marcare i passaggi fisici dell’evento. E’ un evento che si compie nella carne del sordomuto: la sua fisicità è il luogo in cui Dio si manifesta, compie la meraviglia della guarigione. Come ogni miracolo è rinascita non solo interiore ma anche fisica: è festa per il cuore, la mente e il corpo, per tutta la persona. Non possiamo negare che sono sempre esistite, nella storia del Cristianesimo, correnti che hanno spiritualizzato il messaggio cristiano fino a farlo diventare qualcosa di etereo, di disincarnato, lontano dalla realtà concreta. Gesù si è fatto carne (Gv 1, 14) e opera, redime, salva nella carne. Gli approcci spiritualisti e antifisici hanno ancora molta influenza nella nostra vita personale: lo si nota da come ci rapportiamo alla nostra realtà corporea, ai suoi bisogni, alla sua sfera sessuale, ai tempi del lavoro e del riposo fisico e mentale, alla malattia, alla salute e alla prevenzione medica, alla fisicità nelle relazioni e così via. Spesso combattiamo con la nostra realtà corporea, magari desiderando, come eterni adolescenti, di averne un’altra o negando i suoi bisogni o forzando i suoi ritmi. Qualsiasi cosa il Signore abbia compiuto o voglia ancora realizzare nella mia vita è stato o sarà nella mia carne. L’educazione alla corporeità non è solo un elemento fondamentale e indispensabile della crescita dei piccoli e dei giovani; ma è anche un costante punto di riferimento della formazione degli adulti. E ciò non porta solo fatica ma anche stupore e bellezza. Il sordomuto fu accolto, toccato, accarezzato e guarito dal Signore. L’evento fu nella sua carne. Fu fatto bene, annotano i discepoli. Suscitò stupore, creò gioia.
Rocco D'Ambrosio