Fede che salva, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. (Mc 10, 46-52).
Sono molto facili, specie tra i credenti di tutte le religioni, i discorsi sulla fede. E’ fuori dubbio che i testi sacri offrono testimonianze, esperienze e riflessioni emblematiche che si intrecciano in mille modi con le esperienze e riflessioni di ognuno di noi. Quella del cieco Bartimeo è una manifestazione di fede che è densamente carica della coscienza di un limite, non fisico (la cecità), ma interiore. La sua non è una superficiale richiesta di perdono, penso che sia un presentarsi al Signore con la coscienza che tutto - male fisico, male spirituale e male relazionale – è profondamente intrecciato. Ed è così! Può essere diversamente? Si ma non sarebbe più fede: diventerebbe spiritualismo o moralismo o magia. Bartimeo è li con tutto se stesso: cecità, peccato, incapacità varie. Sta li e sa che solo il Signore lo può salvare. Ma il Signore dice che è la sua fede a salvarlo! E’ una sorta di intreccio che si completa: cecità, peccato, incapacità varie incontrano il Signore e sono redente, cioè “ricomprate”. Qualcuno, il buon Dio, paga caro per esse e Bartimeo può ritornare a vivere. Una bella parabola di fede. La nostra?
Rocco D'Ambrosio