Il potere autentico, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». (Mc 10, 35-45).
Non siamo molto lontani dallo stile di raccomandazioni e privilegi odierni, quando ascoltiamo le parole dei figli di Zebedeo: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo …Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù non rifiuta l’audacia della richiesta ma gli da un percorso nuovo: non quello dei favoritismi e delle raccomandazioni, dei privilegi e delle vie facili, ma quello del “bere un calice e ricevere un battesimo” difficili. Mi sembra che il Signore non si spaventi dell’ambizione e della ricerca di potere e privilegi: sono umane, umanissime e i suoi discepoli non ne sono esenti! Ma… Ai discepoli è chiesto di più di ciò che fa il mondo. I politici, i leader, i capi di ieri come di oggi “dominano e opprimono” le genti. Ai discepoli è chiesto di essere “schiavi di tutti”, non a chiacchiere ma concretamente.
Il potere diventa autentico, grande, solo quando si fa servizio. E la testimonianza suprema è quella di Gesù: deteneva tutto il potere di Dio Padre, ma si è fatto servo di tutti, offrendo se stesso. Il servizio del Cristo è stato verso tutta la persona - dagli aspetti materiali e primari del dar da mangiare, lavare i piedi, soccorrere nelle indigenze e nelle malattie fino al guarire il fisico e l’interiorità - e verso tutte le persone, con la particolare predilezione per chi ha meno. Nella visione cristiana il servizio non va inteso come vuoto stile d’azione, ma come, serio e costante impegno nel dare la vita. E’ sempre un servizio in nome di qualcuno più grande e a favore di qualcuno, che incontro.
E’ il bene voluto e realizzato, tangibile ed efficace, che dimostra la qualità del mio servizio.
Il servizio non è da affidare alle semplici intenzioni di servire, ma ad un esercizio concreto di responsabilità, secondo il quale si risponde delle prevedibili conseguenze del proprio agire. Detto altrimenti, quando ho un potere, grande o piccolo che sia, sono tenuto a verificare se il potere esercitato abbia accresciuto il bene dei singoli e quello comune, oppure se sia diventato cattivo e deleterio.
Il parlare così facilmente – nelle comunità dei credenti come in contesti laici - del potere come servizio, spesso espone chi comanda ad una forte tentazione retorica, quasi sempre accompagnata da molta ipocrisia. Si pensi a quanto siano stucchevoli i riferimenti al servizio fatti da alcuni responsabili politici e religiosi, che non sono altro che lupi travestiti da pecore o mercenari travestiti da pastori. Tuttavia la semplice denuncia di queste vistose irresponsabilità non basta. Va compreso, anche, quali aspetti portino alla formazione di queste deleterie personalità di leader.
L’essere leader, capi, potenti, responsabili – in famiglia come in gruppo, sul lavoro come in comunità, in politica come nel volontariato - si fonda, non su segni esteriori, ma su una consacrazione. Scrive Mounier che bisogna essere capaci di prendere su di sé il peso e le responsabilità degli altri, come fedeltà alla missione assegnata da Cristo ai cristiani. Si tratta di avere passione, umiltà, disponibilità al sacrificio: termini così pregnanti e nobili, che non richiedono discorsi, ma fatti. Chi parla troppo di servizio ed umiltà nel potere, molto spesso li vive poco. Inoltre il parlarne troppo può anche essere indice di carenze formative, specie frustrazioni e contraddizioni profonde, per cui si ha bisogno di grandi riferimenti, in termini di contenuti e di testimoni, per evitare di concentrarsi responsabilmente sulla propria prassi mediocre e dispotica.
Quando si deve studiare e valutare la condotta di un leader, è molto importante, come insegna la Arendt, “collegare parole e gesti”. L’autenticità del potere sta solo dove parole e azioni traggono forza l’uno dall’altro, dove le parole non sono vuote e i gesti non sono brutali; dove le parole non sono usate per nascondere, ma per manifestare se stessi e i gesti non sono usati per violare e distruggere, ma per stabilire nuove relazioni e creare nuove realtà .
E’ in parole vere e gesti benefici l’autentico servizio del leader, del capo. Non era quello che chiedevano i figli di Zebedeo; è quello che vuole Gesù.
Rocco D'Ambrosio