We care ancora, di Pasquale Bonasora
Una storia lunga più di dieci anni!
Un’esperienza che ha visto e vede coinvolte persone, realtà territoriali, associazioni, semplici cittadini accomunati dalla voglia di riflettere, confrontarsi, impegnarsi per se stessi e per le proprie comunità.
È questo, forse, ciò che caratterizza Cercasi un fine che, tra prova ed errore, attraverso l’impegno di un pugno di volontari e tanti amici diffusi un po’ ovunque cerca di essere presente ovunque è chiamata per costruire percorsi di partecipazione, di cittadinanza.
Nel corso di tutti questi anni abbiamo attraversato in lungo e in largo la Puglia, e non solo, per cercare, attraverso il giornale e i nostri percorsi di formazione, di comunicare la bellezza dell’impegno sociale e politico.
Quello che abbiamo ricevuto in cambio è tantissimo, molto più di quello che avevamo da offrire!
Abbiamo scoperto, infatti, che esiste un altro Paese che non raccoglie le prime pagina dei giornali, che non balza agli onori della cronaca ma che, giorno per giorno, testimonia la volontà di credere come sia ancora possibile amare la politica, che il futuro delle nostre comunità appartiene ad ognuno di noi, che l’indifferenza, il qualunquismo, il ritirarsi nel privato costituiscono il terreno di coltura ideale per chi concepisce la politica come interesse privato, strumento di potere per le proprie carriere, luogo del malaffare.
Formazione, partecipazione, responsabilità sono state, da sempre, le nostre parole chiave.
I tre principi sui quali abbiamo costruito percorsi, riflessioni, progetti che, di volta in volta, incrociavano le storie delle comunità che abbiamo incontrato.
Nel tempo le cose cambiano, si evolvono e da quel lontano 2002, in cui abbiamo avviato il nostro primo percorso formativo, sembra che la distanza tra il palazzo e la città sia sempre più cresciuta.
Da una parte chi è costretto, giorno dopo giorno, a difendere la propria dignità di lavoratore, di insegnante, di donna. Dall’altro chi consolida il proprio potere occupando ruoli istituzionali e politici.
Per fortuna le eccezioni non mancano ma, appunto, sembrano solo e soltanto delle eccezioni.
Di fronte a questa realtà sarebbe facile, quasi naturale, lasciare che a prevalere sia il “chi te lo fa fare” ma don Tonino ci ha insegnato che “portare avanti certi ideali significa anche accettare di fermarsi molto più in qua delle mete intraviste” ci ha insegnato “a superare il punto critico di rottura, da cui o sgorga la speranza o dilaga la disperazione”.
Tutto questo, allora, deve farci riflettere su come rendere sempre più efficaci i nostri progetti, i nostri percorsi, le nostre riflessioni.
Dieci anni e cento numeri sono certamente un punto di arrivo ma, nella nostra piccola storia associativa, devono essenzialmente rappresentare un punto di partenza.
All’interno di Cercasi Un Fine è, questa, un'esigenza che avvertiamo con forza: dare un senso nuovo alle parole formazione, partecipazione, responsabilità.
Come rendere il nostro giornale sempre più un luogo di confronto e discussione? Quali nuove strade percorrere con le nostre scuole? Come evitare che anche il nostro impegno, la nostra militanza diventi abitudine, routine?
Negli ultimi dieci anni il modo dell’associazionismo, del terzo settore è profondamente cambiato. È sempre più difficile per piccole realtà come le nostre reggere il peso organizzativo ed economico che un’esperienza del genere comporta, le difficoltà rischiano di minare l’entusiasmo e il senso stesso della militanza.
Allora, ispirati dai testimoni del nostro tempo e con il sostegno di vecchi e nuovi compagni di viaggio bisogna avere la forza e il coraggio di percorrere sentieri nuovi, mai battuti per rinnovare il nostro impegno e dire, con Lorenzo Milani, I care ancora.
Pasquale Bonasora
[presidente di CuF, Conversano, Bari]
Scarica il giornale n. 100, 2015 - Anno XI 
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