Un fine generoso, di Rocco D'Ambrosio
Quando abbiamo iniziato, dieci anni questo giornale, e qualche anno prima le scuole di politica, abbiamo scommesso su Lorenzo Milani, come guida e fonte di ispirazione.
Abbiamo scommesso che, pur nella diversità dei tempi e dei contesti sociali e politici, potessimo, anche noi, “cercare un fine onesto, grande, giusto [cioè il] dedicarsi al prossimo”.
Ci siamo riusciti o meno, spetta non solo a noi valutarlo, ma soprattutto a voi, che ci avete seguito. Spetta a tutti quelli che noi chiamiamo “compagni di strada”: redattori e soci dell’associazione, lettori e sostenitori del giornale, corsisti delle scuole, collaboratori e docenti, amici e conoscenti incontrati nelle tante iniziative.
Diverse cose ci hanno provato in questi anni: la scarsezza delle risorse economiche; un volontariato, alcune volte, vissuto in maniera incostante (dai redattori all’ultimo dei corsisti); l’opposizione ecclesiale (specie di alcuni pastori e fedeli laici); l’opposizione politica di chi ci ha negato risorse pubbliche (come nel caso del milione di euro rifiutato per la Casa della Convivialità); l’ipocrisia di una parte marcia della sinistra che, a parole, dice di condividere solidarietà e giustizia, ma nei fatti è di un populismo e mafiosità senza precedenti.
Diverse altre ci hanno confortato e spronato ad andare avanti: l’entusiasmo e la passione di coloro che credono che l’Italia, specie il sud, non sia ancora totalmente ostaggio di leader populisti e/o mafiosi; l’impegno di chi si è formato nelle nostre scuole e poi ha assunto responsabilità pubbliche; i vari riconoscimenti avuti a livello locale e nazionale; lo scommettere sempre sulla qualità più che sulla quantità.
I ragazzi di Milani si e ci chiedono: “E in questo secolo come lei vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola?”.
È una domanda che spesso, da solo o con gli amici di Cercasi un fine, mi sono posto.
Politica, mondo del lavoro e formazione sono ancora gli assi portanti del nostro essere cittadini? Sono ancora i luoghi in cui realizziamo la nostra identità di cittadini italiani e, per alcuni di noi, di cristiani? Non è che la crisi economica ci sta rendendo sempre più avari, chiusi agli altri e preoccupati solo del nostro avvenire e non certo di politica- sindacato-scuola?
Non a caso cresce quell’atteggiamento di cooperazione e solidarietà vissuto solo se a costo zero.
In altri termini ci si impegna, si è generosi solo nella misura in cui dono il superfluo o quanto è destinato ad essere buttato via. Oppure si è generosi, o si crede di esserlo, solo con un click su FB o su una pagina web. Se invece si tratta di risorse a me preziose (tempo, beni economici, potere) la mia generosità non può realizzarsi.
Non ci vuole molto a spiegare l’assurdità di tale pretesa: non esiste atteggiamento di cooperazione e solidarietà che non costi qualcosa, anche se piccola e nascosta.
Non a caso Milani opponeva la politica, il prendersi cura degli altri all’avarizia: “il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.
Il futuro del nostro giornale, delle scuole e di tutte le attività sono nelle nostre mani e sarà ricco di positività solo nella misura in cui il riferimento a Milani diventa pane quotidiano. Non è facile, anzi è parecchio difficile. Ma è l’unico modo per “essere sovrani”, visto che “non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte”.
Rocco D’AMBROSIO, Direttore responsabile
Sito web: www.rocda.it
Scarica il giornale n. 100, 2015 - Anno XI 