Gesuita polacco: “la Russia vuole destabilizzare l’Europa e dividere la società. Temo un aumento dei sentimenti nazionalistici”, di Antonella Palermo

Intervista di Antonella Palermo a padre Żmudziński, Gesuita polacco:

 

Padre Żmudziński, Come viene vissuta questa situazione in Polonia, quali sono le preoccupazioni nella popolazione? E la Chiesa, come vive in questo contesto?

Da molti anni i polacchi sono divisi sulla questione dell’aiuto all’Ucraina, ma è molto raro trovare qualcuno che giustifichi l’aggressione russa. Le tensioni tra i sostenitori dei partiti di destra che sono all’opposizione e la coalizione di governo sono ovviamente ancora forti. Tuttavia, di fronte alla crescente minaccia esterna, i rappresentanti di quasi tutti i partiti parlano all’unisono: è necessario garantire la sicurezza dell’intera Polonia e intraprendere azioni mirate a scoraggiare la Russia.
La Chiesa cattolica in Polonia non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale in merito all’incidente relativo alla violazione dello spazio aereo polacco da parte dei droni russi. Tuttavia, fin dal primo giorno dell’incidente, i giornalisti cattolici, condividendo i timori di una guerra, esortano a «non diventare simili al carnefice per paura di lui». A mio avviso, queste sono parole sagge e molto evangeliche. Nessuna aggressione, nessuna crudeltà da parte del nemico può privarci degli atteggiamenti che esprimono la nostra umanità.

Quali sono i suoi personali timori? Teme un’escalation del conflitto in Ucraina e un allargamento ad altri Paesi europei?

Mi sembra che alla Russia interessi solo destabilizzare l’Europa e provocare divisioni nella società. Sono convinto che le truppe russe non entreranno in Polonia e che i missili russi non colpiranno le nostre città. La minaccia più grande che vedo è l’attacco al modo razionale di pensare, che è già in atto attraverso la propaganda menzognera del Cremlino. Alcune persone sono confuse. Si lasciano convincere dalle fake news. Per questo motivo ritengo che i leader della Chiesa cattolica dovrebbero ricordare che il modo migliore per prevenire le guerre è lavorare su noi stessi, per non perdere la serenità e non lasciarci sopraffare dalla diffidenza, non riaprire le ferite del passato, non lasciarci ulteriormente dividere.
Nonostante le apparenze, il senso di minaccia può contribuire alla riconciliazione nazionale, al rilancio dell’idea di solidarietà. La Chiesa dovrebbe cercare gli aspetti positivi della situazione attuale, aiutare le persone a vedere un’opportunità in una situazione difficile.

Come commenta la reazione sul piano militare sia del governo polacco sia degli altri Paesi Ue e Nato?

È difficile per me commentare la reazione dei politici responsabili dei Paesi europei. Da un lato, mi rendo conto che la fornitura di armi e munizioni alimenta la spirale degli armamenti e allontana la pace, che non può essere ridotta solo all’assenza di combattimenti sul fronte. D’altra parte, sono consapevole che l’unico sistema di organizzazione del mondo che conosciamo è quello degli Stati nazionali circondati da confini. In un mondo come questo, uno Stato attaccato deve difendersi. Tuttavia, sogno la realtà cantata da John Lennon nella canzone “Imagine, cioè un mondo senza confini, senza muri e senza filo spinato; un mondo in cui nessuno deve uccidere nessuno.
Nella situazione attuale, temo un aumento dei sentimenti nazionalistici in Polonia, in particolare tra i cattolici. Temo che il mondo in cui “non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina” (Gal 3,28), si allontana da noi in un futuro remoto.

I gesuiti operano molto nell’accoglienza dei profughi ucraini: finora quante persone sono state assistite e come? Intravede possibilità per una risoluzione della guerra? Cosa si dovrebbe fare?

Il Jesuit Refugee Service, attivo in Polonia, è una piccola realtà che rispecchia il mondo senza confini dei miei sogni. Il JRS ha fornito sostegno a migliaia di persone provenienti dall’Ucraina in quattro centri in Polonia. I membri dello staff e i volontari insegnano ai rifugiati la lingua polacca, offrono assistenza giuridica, psicologica e consulenza professionale. Aiutano a gestire le pratiche burocratiche, a trovare lavoro e casa. Organizzano incontri di integrazione. L’attività del JRS è una testimonianza piccola ma significativa che dimostra che la multiculturalità è un valore e non una minaccia, che possiamo vivere felici senza costruire muri. Visitando uno dei centri del JRS ho incontrato un volontario russo. E’ un buon segno di speranza, che le relazioni umane sono più forti della guerra.

Cosa si dovrebbe fare di fronte alla minaccia di guerra nel contesto specifico che stiamo vivendo attualmente?

Innanzitutto, iniziare a creare comunità internazionali di pace in cui sia i polacchi che i russi, i bielorussi e gli ucraini dimostrino che non c’è ostilità tra loro. In questi giorni, presso il Centro Europeo di Comunicazione e Cultura di Varsavia, si sta concludendo un seminario sulla Dottrina sociale della Chiesa cattolica, al quale partecipano, tra gli altri, ucraini, bielorussi e polacchi. Insieme celebrano l’Eucaristia e pregano per la pace.
Anche a Gniezno è in corso da alcuni giorni un incontro internazionale “Coraggio della pace”, che si propone di lanciare un movimento ecumenico per la promozione della pace. L’incontro è ospitato dal primate di Polonia, l’arcivescovo Wojciech Polak, e tra gli ospiti invitati figurano i cardinali Matteo Zuppi, Pierbattista Pizzaballa, Fridolin Ambongo Besungu e Michael Czerny.
Incontrarsi, stringere contatti, intraprendere sforzi comuni per la pace è il modo migliore per ridurre le tensioni create dai politici.

Fonte: https://www.tracieloeterra.blog/europa/lintervista-gesuita-polacco-la-russia-vuole-solo-destabilizzare-leuropa-e-dividere-la-societa-ma-temo-un-aumento-dei-sentimenti-nazionalistici/

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